Verso da pubblicare sotto il video:
«erano passaggi istantanei erano orecchie future»
(Gèlita, B#S Edizioni, 2023)
BIO-BIBLIOGRAFIA
Mariagiorgia Ulbar ha pubblicato I fiori dolci e le foglie velenose (Maremmi 2012), la silloge “Su pietre tagliate e smosse” all’interno dell’Undicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos 2012), le plaquette illustrate Osnabrück e Transcontinentale (Collana Isola 2013), la raccolta Gli eroi sono gli eroi (Marcos y Marcos 2015), Un bestiario (Nervi Edizioni 2015), Lighea (Elliot 2018), Hotel Aster (Amos 2022), Gèlita (B#S Edizioni 2024) e Una poesia nel libro d’artista con Flavio Favelli stampato dalle edizioni Officina del giorno dopo. Insegna e traduce dal tedesco e dall’inglese. Ha dato vita a progetti di “poetryandpottery” che uniscono poesia e modellazione ceramica (tra questi Gea’s Dinner e Fragments are promises/ Ogni frammento è una promessa). Dal 2012 è editrice e curatrice di La Collana Isola che pubblica piccoli libri sperimentali di poesia e illustrazione.
INTERVISTA
1. La parola è parte di un linguaggio conoscitivo e creativo definisce e scardina. Qual è una parola che ritieni abbia rappresentato la tua esperienza poetica?
Se parliamo di esperienza di lettura, la parola è “tesoro” e rappresenta l’approccio che ho sempre avuto alla poesia intesa come corpus linguistico. Un tesoro è intanto prezioso; si trova per caso oppure in seguito all’interpretazione di una mappa e conseguente ricerca piena di insidie, asperità, intuizioni, sorprese. Mi sembra la giusta metafora per dire come leggo, fin da quando ero molto piccola, la poesia, come la cerco, come trovo libri e testi, autori e autrici, procedendo spinta da una tensione costante che trova nell’appagamento delle singole scoperte, se anche tra tanti detriti, la sua ragione d’essere.
Se parliamo di scrittura, invece, la parola è “frammento”. Scrivere è un lavoro continuo di composizione di frammenti di linguaggio, di pensiero, di archivio, di tradizione, di invenzione, di altre scritture, di altre forme espressive..
2. Madri e padri del proprio percorso poetico: qual è il tuo rapporto con la tradizione letteraria e come essa ha influenzato la tua scrittura poetica?
Ho con la tradizione forse il rapporto che le api hanno con i fiori, laddove i fiori sono i testi: scelgo, mi appoggio, ingurgito del polline, poi mi sposto. Nel miele finale, che sarebbe la mia scrittura, la mia produzione, non sono più riconoscibili i pollini, le quantità, i fiori di provenienza, le zone di appartenenza, le quantità, seppur digeriti e processati, seppur dimenticati, seppur presenti.