Giù le mani dalla casa
L’approvazione della mozione Guerrini, consigliera M5S, da parte dell’Assemblea Capitolina, che prepara la strada alla chiusura della Casa internazionale delle Donne, rappresenta un gravissimo attacco non solo nei confronti del movimento delle donne, ma nei riguardi di tutte le e gli abititanti della città.
La consigliera Guerrini ha parlato di fallimento del progetto della Casa e nel documento presentato è previsto l’impegno per la sindaca e la giunta a “riallineare e a promuovere il ‘Progetto casa internazionale della donna’ alle moderne esigenze dell’Amministrazione e della cittadinanza, attraverso la creazione di un centro di coordinamento gestito da Roma Capitale e prevedendo con appositi bandi, il coinvolgimento delle associazioni”.
E’ un’inaccettabile incapacità politica quella di non comprendere che la ricchezza prodotta dalla Casa è prima di tutto una ricchezza relazionale, affettiva, umana, patrimonio raro e che ogni amministrazione comunale avrebbe il compito di tutelare e promuovere, mai di attaccare.
Le attività, i servizi e gli eventi che ogni giorno vengono organizzati alla Casa non sono valutabili tout court in termini di denaro. Ammesso per un momento che debbano esserlo, il valore prodotto dalla Casa negli ultimi quaranta anni è chiaro a tutte noi che risulterebbe superiore al canone di affitto pregresso richiesto dall’amministrazione.
Inoltre, sostenere che un’amministrazione moderna è quella che offre un coordinamento a realtà autoorganizzate e che utilizza i bandi, strumento facilmente manipolabile, è un’affermazione che nasconde una volontà di controllo politico, che ci auguriamo vivamente non essere sinonimo di modernità.
L’Associazione Orlando, che ha dato vita e gestisce il Centro di Documentazione, Ricerca e Iniziativa delle Donne della Città di Bologna- Archivio di storia delle donne, Biblioteca Italiana delle Donne, ha condiviso molti percorsi di studio, molte lotte, molti obiettivi con la Casa Internazionale delle Donne.
Orlando ha aperto tavoli di negoziazione, firmato convenzioni e mediato con le istituzioni. In particolare il Comune di Bologna aveva compreso già all’inizio degli anni ottanta che l’efficacia di uno spazio delle donne a disposizione della città potesse essere garantita non dal coordinamento dell’amministrazione comunale, ma dalla gestione autonoma da parte di un’associazione femminista in convenzione.
Ci uniamo fortemente a quel foltissimo coro che in queste ore chiede a Sindaca e Comune di Roma di riaprire il dialogo, riconoscendo il valore della Casa Internazionale delle Donne non solo per le donne di Roma, ma per tutto il movimento delle donne a livello nazionale e internazionale.