Viola di mare: intervista a Pina Mandolfo di Maria Pia Brancadori

Abbiamo chiesto a Pina Mandolfo, autrice del soggetto e co-sceneggiatrice, una conversazione sul suo lavoro. Lei accetta volentieri, dicendosi molto felice della bella storia damore tra due donne che il film finalmente mette in scena e del favore che sta raccogliendo nelle sale.
Cosa ti ha portato a sviluppare questo soggetto?
Come hai impostato il tuo lavoro rispetto al romanzo dorigine?Devo dire in primo luogo che già da molto tempo avevo desiderio di fare un testo filmico sul tema dellamore tra donne, che non fosse incentrato però, come troppo ricorre, su personaggi sbandati o con un finale punitivo. Quindi ho lavorato a questo soggetto cinematografico con uno scopo duplice: raccontare un rapporto damore tra donne senza sottotesti, stilemi e immaginari a dominanza maschile; e mettere in scena un patto amoroso tra donne che insieme alla storia damore ne mostrasse la forza destabilizzante rispetto allordine patriarcale, che fosse quindi anche una battaglia di libertà, giustizia e rivolta contro i codici del dominio.
Dicevi di aver voluto evitare come scelta di senso - un finale punitivo ma il film si conclude con la morte di parto di una delle due donne amanti. Non è un finale negativo?Mi ha incuriosita il racconto di Giacomo Pilati, uno scrittore e giornalista trapanese (Minchia di re, Murzia, 2005) che ha raccolto dalla voce popolare i discorsi degli anziani di Favinana che ricordavano e raccontavano la storia di una donna ... che improvvisamente, e senza che si sapesse il perché, si è vestita da uomo, anche per lavorare nelle cave di tufo e poter fare il curatolo il lavoro del padre... E morta che aveva 100, era nata nel 1868 ed è morta nel 1968. Mi è subito apparsa come una storia molto interessante per un trattamento filmico e quindi ne ho fatto un soggetto.
Ho raccolto qualche parere sul film che sottolinea una tipizzazione poco realistica dei personaggi, ad esempio il sostegno della madre e della zia/icone di donne- vittima/ allamore inaudito e trasgressivo di Angela, sembra poco credibile cosi come laccettazione del paese, etc...Lidea mia iniziale era di vederle invecchiare insieme, poi nel costruire lo sviluppo drammatico del film si è prospettato lintreccio del loro desiderio di maternità. Ma la scena finale, pur con la morte per parto di Sara condizione che è stata purtroppo molto frequente - non è punitiva anzi è molto fortemente connotata proprio dellorgoglio di Angela, di essere donna che sceglie il proprio desiderio contro tutto il paese ... Angela infatti combatte per il suo amore e accetta di vestirsi da maschio, ma il suo travestimento è proprio solo una strategia di sopravvivenza; ripetutamente si vede nel film e lei lo dice io sono donna tutti lo sanno...
Come sono state le relazioni di lavoro nel contesto di realizzazione del film?Abbiamo fatto la scelta di realizzare e raccontare una storia moderna anche se con luso dei costumi e di un'ambientazione storica che comunque non abbiamo voluto mimetica; infatti non abbiamo scelto di usare il dialetto; anche i comportamenti delle due ragazze che escono e vanno fuori casa è fuori tempo, la cosa infatti che non era ammessa in quella realtà. E fuori tempo è la musica che ha una funzione importante.
Soprattutto abbiamo voluto sottolineare la libertà delle due ragazze che vivono in maniera gioiosa la relazione tra loro, con alcune figure specchio, come la madre e la zia, e un conflitto di fatto forte con il paese e i suoi codici. Ci tengo a sottolineare che in Sicilia quando le donne si muovono - e molto spesso si muovono - niente resta come prima e le donne in Sicilia sono le prime a muoversi e lo fanno nel massimo del disturbo sociale e portano una posizione di rottura.
Guarda il trailer di Viola di mare:Pur non partendo da punti politici di condivisione, cè stato molto feeling sia con la regista che con che le altre persone che sono state molto partecipi e sensibili, un grande lavoro di intelligenze femminili. Dalla direttrice della fotografia Roberta Allegrini, alle produttrici M. Grazia Cucinotta, Giovanna Emidi, Silvia Natili, alla Nannini che è venuta più di una volta con molta passione ed attenzione.
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